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La nostra amica spagnola Isabel ci aveva incoraggiato in tutti i modi a fare questo viaggio nel sud della Spagna: ci ha detto che l’Andalusia è meravigliosa, che  le città d’arte sono bellissime, che i parchi nazionali sono famosi, molto vari  ed invitanti, che la primavera è un periodo splendido per andare e – soprattutto – che lei ci avrebbe fatto da guida a Cordoba ed ospitato a casa sua a Granada.    Come potevamo dire di no?
La prima cosa da decidere è stata la data. Assolutamente non in estate perché le temperature sono troppo alte:  quasi sempre sui 40° se non di più.   E allora in primavera, ma non troppo tardi:  l’Andalusia è un “must” per il turismo nel periodo pasquale   

Seguendo i consigli di Isabel e cosiderati i nostri impegni abiamo fatto il viaggio tra il 26 marzo e il 7 aprile
Abbiamo avuto molta fortuna col tempo:  quasi sempre bello, temperature da  primavera avanzata, qualche giornata ventosa e fredda ma serena nella Mancia e solo un paio di giorni con pioggia a Siviglia e Granada:  abbiamo lasciato Granada sotto una fitta nevicata!  Ma solo intemperanze “primaverili”.
Non abbiamo avuto alcun tipo di problema con la macchina prenotata e ritirata alla Hertz dell'Aeroporto di Valencia. 

Strade e autostrade ottime; queste ultime praticamente gratuite per il 95%. Pochissimo traffico, salvo nei tratti intorno alle città grandi (Cordoba, Siviglia e Granada), ma comunque senza file.
La campagna, sia nella Mancia che in Andalusia, è fittamente coltivata, soprattutto a olivo.  Estensioni  di centinaia e centinaia di ettari di uliveti.  Diversamente dalla campagna italiana dove ci sono abitazioni agricole ovunque, ognuna con i suoi terreni coltivati a grano, mais, foraggio, vigna, olivo, frutteto e pascoli per il bestiame, nella campagna spagnola della Mancia e in Andalusia  c’è praticamente la monocoltura dell’ulivo. Migliaia di ettari ad ulivo, niente altro. Niente bestiame, niente case coloniche. Gli uliveti sono tutti  irrigati meccanicamente,  gli alberi sono tutti assolutamente uno uguale all’altro,  tenuti bassi  per facilitare la potatura e la raccolta meccanica delle olive.  Ci è stato spiegato che in Spagna non c’è stata la riforma agraria come in Italia: i terreni agricoli sono nelle mani di grossi proprietari terrieri.   Esistono ditte che impiantano centinaia di ettari di uliveto “chiavi in mano”:  sistema di irrigazione automatica,  alberi piccoli selezionati che danno raccolto già dopo 3/4 anni, tutti piantati a distanza giusta per far passare le macchine  potatrici e raccoglitrici.  Il tutto garantito per 15 anni.  Poi, sempre le stesse ditte, sono pronte a estirpare gli alberi esausti e spremuti e a reimpiantare un nuovo uliveto. E il ciclo ricomincia.  A quanto dicono gli spagnoli, con una certa dose di acrimonia,  molto del nostro olio extravergine viene proprio da questi sistemi di produzione e rivenduto in Italia a prezzi esorbitanti, come se fosse “genuinamente italiano”.  
Nei piccoli centri (bellissimi e straordinariamente ben tenuti) abbiamo trovato pochi turisti.  A Cordoba, Granada e soprattutto a Siviglia invece  file e file di orientali intenti a scattarsi selfie. 

Tutti i monumenti , sia nei piccoli centri che in quelli famosi,  sono puliti, assai ben manutenuti  e la visita è molto ben organizzata.  Bisogna riconoscere che l’industria turistica spagnola è di gran lunga più efficiente di quella italiana.  
Abbiamo sempre trovato alloggio in hotel molto confortevoli, prenotati via internet prima di partire. L'alimentazione, è superfluo sottolinearlo, è ottima e variata e il conto nei ristoranti meno caro che in Italia.