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Lasciato il Campamento Aguaje riscendiamo il Rio Manu fino al Madre de Dios. Ci fermiamo a Limonal, posto di controllo del parco, per firmare l'uscita e poi, lungo il Madre de Dios fino al Manu wildlife Center. |
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Nel gabinetto di Limonal una splendida farfalla |
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all'ingresso di Limonal un caimano di legno. E' scolpito in un legno durissimo e resistente alle intemperie. E' qui da molti anni, alla pioggia, al sole e agli insetti ed è lustro come metallo |
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Il fiume trascina grandi tronchi |
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sugli alberi i nidi della oropendula |
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questa signora sulla canoa è la merciaia dell'amazzonia. Gira da un insediamento all'altro per vendere bottoni, merletti e stoffe. |
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questi invece sono madereros, legnaioli.
Qui è proibito tagliare alberi, ma si possono prendere i tronchi trascinati dal fiume... se poi, per caso, tu tagli un albero senza farti vedere e quello, per caso, cade nel fiume....
Questi motori fuoribordo con il gambo lunghissimo sono diffusissimi in tutta la amazzonia. Non hanno cambio o marcia avanti e indietro e l'asse dell'elica è a presa diretta sul motore. Per andare indietro spegni l motore e lo metti in moto all'indietro avvolgendo al contrario la cordicella.
Li chiamano peki-peki perchè fanno un rumore tossicchiante come di un frullino a scoppio (mi ricordano i Seagull degli anni '50) |
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qui di bottino per i madereros ce ne è in abbondanza |
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Arriviamo al campo Manu Wildlife, dove ci aspetta Jose Luis, che era la nostra guida lo scorso anno a Tambopata e che ci ha organizzato (alla perfezione) tutto il giro a Manu. William è uno dei suoi amici e collaboratori.
Giro nella foresta. Rampicanti avvolti su rampicanti
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Al campo pochissima gente , solo due gruppi di documentaristi in partenza. Un gruppo è di di giapponesi che filmano tutto compresa la cucina e i piatti del pranzo. Per andare in cucina indossano cuffiette di garza.
L'altro gruppo ha un enorme drone quadrimotore con telecamere.
facciamo un giro nella foresta incontrando strani fiori. Al ritorno i due gruppi sono partiti e restiamo solo noi. |
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Una farfalla straordinaria: quelle appendici e quelle setole sulla coda sono in continuo movimento per simulare delle antenne ed attirare eventuali predatori su una falsa testa. |
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Vicino al campo c'è un albero gigantesco di ceiba, con una scaletta a chiocciola che sale per circa 50 metri lungo il tronco, fino a una piattaforma da cui si gode il panorama del canopy (è strano ma in italiano non mi sembra che esista una parola che indichi il concetto di canopy, il mondo delle chiome degli alberi) |
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lo spettacolo è strordinario, anche per la quantità di moscerini, mosche e formiche che ci accolgono in cima alla scala |
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una farfalla meravigliosa |
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un bruco geometra. |
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Il gigantesco tronco a 50 metri da terra, sotto la piattaforma. Non ha ancora rami e il diametro è identico a quello della base. Una colonna perfetta. |
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intorno altri alberi giganteschi con radici grottesche |
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un bel rospetto verrucoso |
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Incredibile emittero con le orecchie. Si chiama Sundarus inca.
Ricorda qualche animale preistorico (forse un Triceratops). |
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ma soprattutto mi ha fatto pensare all'onorevole Andreotti, buon'anima. E' proprio lui! |
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la sera William appende fuori un telo bianco e una lampadina (nel breve orario in cui qui è acceso il gruppo elettrogeno).
Presto si riempie di insetti. Io fotografo i più vistosi, ma sono attorniato da una nuvola di animaletti piccolissimi |
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arriva anche un bel coleottero Tenebrionide |
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Una cicala |
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altro coleottero, uno scarabeide Stenocrates |
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altra cicala di profilo |
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e da sopra |
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un coleottero scarabeide Cyclocephala con contorno di insetti vari. Quello piccolo con il naso da pinocchio è un coleottero curculionide |
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Una farfalla iridescente con un ciuffo sulla coda
E' un Crambide |
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anche uno scarafaggio è attratto dalla luce |
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farfalla verde
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farfalla variopinta |
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emittero, probabilmente Platytylus, con contorno di farfallina e di cicadella verde |
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al mattino prestissimo partiamo in barca |
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discendiamo il fiume per qualche chilometro, sotto un cielo drammatico, per andare alla collpa Blanquillo, dove c'è una scarpata di argilla molto ambita dai pappagalli e da altri animali. |
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Qui un tempo c'era una piantagione |
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che tra l'altro coltivava alberi del pane |
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lungo il sentiero incontriamo una bella farfalla |
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e fiori coloratissimi, qui una Heliconia |
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e una specie di carciofo colorato molto apprezzato dalle formiche |
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arriviamo al lick che è già occupato da pappagallini verdi.
Si riuniscono tutte la mattine per mangiare argilla. Sembra che serva per fornire sali e forse anche come adsorbente per eliminare sostanze tossiche ingerite con le piante di cui si nutrono |
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Si mescolano amichevolemente tre specie diverse di questi pappagallini: quelli verdi con la coda gialla, quelli con la testa nera e quelli con la testa blu |
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Pyrilia barrabandi (è il parrocchetto con la testa nera),
Pionus menstruus (è quello con la testa viola),
Amazona farinosa (l'amazzone grossa con la coda gialla all'apice) |
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in certi momenti l'affollamento è notevole, forse qui ci sono i saldi |
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intanto sugli alberi intorno si radunano le grosse ara Ara chloroptera, |
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rumorose e litigiose. Qui si chiama Guacamayo rojo |
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sostano sugli alberi in gran numero, ma fino a che ci sono i pappagallini verdi loro non scendono sulla scarpata, anche se scalpitano |
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poi finalmente, volati via i pappagallini, un pioniere comincia ad assaggiare l'argilla |
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subito viene imitato |
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e in pochi minuti la scarpata brulica di uccelli colorati |
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il minimo falso allarme scatena la fuga |
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poi ricomincia l'affollamento |
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una Vacamuchacha (Crotophaga ani) guarda con aria sdegnosa |
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poi arriva un intruso |
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molto apprezzato da Cirillo |
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E' un Coto mono (Alouatta), la scimmia urlatrice rossa che viene a mangiare un po' di argilla.
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guarda con aria di disapprovazione i pappagalli che starnazzando lasciano il campo |
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poi passeggia un po' sui rami, sempre facendo buon uso della sua coda prensile |
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e ci lancia un ultimo sguardo corrucciato |
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lasciamo il lick per tornare alla barca. Lungo il sentiero una cavalletta aereoplano Eumastax |
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una bella cavalletta colorata Tetrataenia surinama |
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una pianta urticante cattivissima. Ha spine sulle foglie... |
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... e sui fusti. Malaccortamente la ho toccata e le punture sono state fastidiosissime, ma il dolore passa subito |
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Quando questa era una piantagione questo era il viale di accesso, con due filari di Cycas |
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uno strano insetto, un emittero, con una finta testa posteriore per ingannare i nemici. Purtroppo questo esemplare è rovinato, manca un po' della testa (quella vera).
Si chiama Odontoptera carrenoi |
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Rientriamo al campo, tuona e presto si scatena un temporale con vento forte e pioggia che spazzano la sala da pranzo, che ha soltanto reti anti-insetto alle finestre.
Volano le tovaglie e si rovescia qualche sedia, la sala da pranzo è piena di pozzanghere. Ora al campo ci siamo solo noi.
Dopo il temporale fa un fresco meraviglioso.
Consueta passeggiata serale con incontro di un nuovo modello di insetto stecco |
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e ancora un altro modello. Questo sembra un insetto stecco ma in realtà è una specie di cavalletta molto magra, credo che si tratti di un Proscopiide, forse Pseudoproscopia scabra |
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strano fiore con steli azzurri |
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cavalletta mimetica |
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Le impronte di foglie cadute che, impedendo il passaggio della luce, hanno bloccato la produzione di clorofilla |
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una bella cavalletta verde con le gocce del recente acquazzone |
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un ragno strepitoso con le sue lunghe spine |
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e la filiera sporgente che gli permette di fare la tela senza impigliarsi con le spine |
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questo assomiglia, ma non è uguale |
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molto più modesto ma elegante |
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una vittima di una aggressiona da funghi. Sembra un incubo da fantascienza.
I funghi parassiti Cordycepis non provocano la morte immediata della loro vittima, lasciando inizialmente indenni gli organi vitali, in modo che la vittima possa continuare a nutrire il fungo.
In alcuni casi attaccano il sistema nervoso, alterando il comportamento della preda, che si arrampica sempre più in alto sulle piante. In questo modo si pensa che il fungo, rilasciando le sue spore dall'alto degli alberi, avrà maggiori possibilità di diffondersi incontrando nuove prede |
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una bella cavalletta |
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e un rospetto |
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Questo è il nostro lussuoso bungalow al Manu Wildlife Center. Non c'è corrente elettrica ma una lampadina led a pannello solare illumina quel tanto che basta per non inciampare, poi ci sono le candele. |
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Al mattino presto partiamo in barca per andare alla laguna Blanco, con la foresta ancora nella nebbia |
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Questa fetta di tronco, grandissima, circa un metro e mezzo di altezza, emana un fortissimo odore di aglio |
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nel fango del sentiero la grande orma freschissima del giaguaro |
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L'acqua della laguna è in gran parte coperta da vegetazione |
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l'imbarcadero sulla laguna. Gireremo su una specie di catamarano fatto con due canoe fissate insieme. Cirillo e Sabino pagaiano |
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Anhinga (Anhinga anhinga) |
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Lo Shansho |
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Tuqui tuqui (Jacana jacana) Grazie ai piedi con le dita lunghissime cammina sulle foglie galleggianti |
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Un piccolo caimano si lascia avvicinare tranquillo |
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molto fotogenico |
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l'ambiente della laguna è molto suggestivo |
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ed è ricchissimo di vita animale.
Camungo (Anhima cornuta) |
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un Tuqui tuqui (Jacana jacana) giovane |
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non ha ancora i bei colori dell'adulto |
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il camungo è molto orgoglioso del suo cornetto |
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e ci fa vedere quanto è bello e fiero |
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L'ambiente della laguna è molto suggestivo con stretti canali che si insinuano nella vegetazione |
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Tutto intorno la foresta.
Pare che tra queste erbe siano di casa le anaconda, ma noi non ne abbiamo viste |
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Black-capped donacobius Donacobius atricapilla |
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Un tucano |
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Martin pescatore amazzonico |
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La lontra viene a vedere chi siamo |
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la garza ceniza (Ardea cocoi) |
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Tarahui (Aramus guarauna), parente delle gru |
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una Anhinga in posa |
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una scimmia cappuccino adesso fa un po' la ritrosa (Cebus apella) |
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ma poi fa la faccia maligna |
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con un amico si esibisce in acrobazie |
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questa invece è timida. Frailesito o mono ardilla (Saimiri siureus) scimmia scoiattolo.
Come gli scoiattoli salta da un albero all'altro come se volasse. |
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Martino, il simpaticissimo guardiano, vive da solo nella foresta, in un piccolo bungalow. E' quasi bloccato dall' artrosi alle gambe. Il lago è proprietà privata e i proprietari vorrebbero sostituirlo prima che maturi gli anni necessari per la pensione, per risparmiare. Ovviamente non si trovano successori disposti a vivere da soli nella foresta. |
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Chiacchierando con i barcaioli racconta che aveva un gallo, proibitissimo perché disturba le lontre, cui cercava di insegnare a non fare chicchirichi per non farlo scoprire, invece quello si è messo a cantare proprio durante una ispezione, cosi se lo sono mangiato. Si era anche comprato una radio ma lo hanno costretto a disfarsene perchè stressava le lontre. |
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Lungo il sentiero e intorno alla casetta molte orme fresche di giaguaro, nel fango della pioggia di ieri. Pare che Martino una volta sia rimasto bloccato un giorno intero da un vecchio giaguaro che girava attorno alla capanna con aria famelica. |
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Affacciato alla finestra della sua palma un guacamayo escarlata Ara macao |
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anche il vicino si affaccia |
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e questa si prepara al decollo |
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una bellissima farfalla dalle antenne piumose |
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Un elegante scarafaggio |
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Verso le 15 ci avviamo per andare al lick dei tapiri, che si raggiunge con una camminata di poco più di un'ora in una bella foresta. C'è una piattaforma affacciata su uno spiazzo fangoso dove, con il buio, dovrebbero venire i tapiri. E' ben organizzata, con materassi con lenzuolo e zanzariere, per chi vuole pernottare. Noi aspettiamo fino alle 20, molto suggestivo il calare della sera e poi, con il buio, i rumori della foresta, rane uccelli e voli di pipistrello, ma niente tapiri.
Rientriamo al campo incontrando la solita vita notturna esuberante
Queste sono Vespe del genere Mischocyttarus che costruiscono il loro nido |
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un bel ragno |
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Un coleottero cicindelide |
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Un serpente lungo lungo e sottile si snoda tra i rami di un arbusto. Non è velenoso ma Jose Luis si raccomanda di stare attenti perchè morde
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E' un piccolo boa, amazon tree boa o macabrel. (Corallus hortulanus).
Sembra proprio Sir Biss, il serpente, personaggio del film Robin Hood di Walt Disney |
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Un amblipigio (Heterophrynus longicornus), un aracnide molto particolare.
Le zampe anteriori, quelle lunghe e filamentose, sono trasformate in organi di senso. |
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Quelle grosse appendici spinose sono i pedipalpi, che usa come fanno le mantidi per catturare. Non sono velenosi, sono notturni e se li disturbi corrono velocissimi.
Pensate che begli amplessi con quelle braccine ben tornite! |
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un bell'emittero, potrebbe essere del genere Edessa |
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Un bel rospo con la bocca grande |
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e due graziosi cornetti: Ceratophrys cornuta |
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una raganella elegantissima.... |
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... sbircia qualcosa di interessante.
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12 novembre.
All' alba piove e una scimmia urlatrice, vicinissima, ci da la sveglia alle 4.30, in largo anticipo sulla colazione prevista alle 6.30.
Volete sentire la sveglia?
E' l'ultimo giorno a Manu, Cirillo, o Lucio che sia, si fa bello per il ritorno alla civiltà. Lui si rasa a secco, ma non è un gran problema vista la barba rada che hanno i paesani di qui |
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Sabino intanto è attento alla guida |
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Dal Manu wildlife Center in barca andremo fino a Colorado, poi in auto per una strada sterrata fino a Santa Rosa e poi sulla Carretera Transoceanica fino a Puerto Maldonado |
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Due grandi Jabiru (Jabiru mycteria), parenti delle cigogne. |
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pare che il nome Jabiru nella lingua guarani degli indigeni significhi "collo gonfio". A terra sono molto sgraziati, ma in volo sono elegantissimi |
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E finalmente, dopo circa tre ore in barca ecco la civiltà! Questo villaggio si chiama Colorado e qui comincia il regno dei tagliatori di alberi e dei cercatori d'oro, o meglio dei minatori. Qui, salutati Cirillo e Sabino, lasciamo la barca e prendiamo un'auto per raggiungere Puerto Maldonado (e l'aereo per Lima), dopo qualche trasbordo. |
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questi stanno caricando un grosso motore su una canoa |
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è un motore da camion ma credo che lo useranno per pompare l'acqua in qualche miniera |
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questi invece sono madereros, le tavole trasportate fino a qui dal fiume verranno caricate sui camion.
Da qui si può raggiungere Puerto Maldonado via fiume, ma visti i meandri del Madre de Dios conviene andare via terra. In barca ci vogliono almeno 24 ore |
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Qui, oltre che con i camion, girano con le moto o con gli onnipresenti tricicli a motore |
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La locale stazione navale. L'espresso carica i passeggeri alle 5 di mattina e alle 6 di pomeriggio |
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Un ristorante: qui, mangiando, si attende un qualche mezzo di trasporto |
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Noi prendiamo un taxi e dopo pochi chilometri siamo bloccati da un camion carico di tavole... |
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... che è quasi sprofondato in questo ponticello. Questo è forse il ponticello in migliori condizioni di tutta la strada. Inoltre si è spento il motore e non riescono a farlo ripartire. Stiamo già pensando di fare uno scambio di auto, lasciando il nostro taxi e prendendo una delle auto oltre l'ostacolo, quando gli autisti, smontando le batterie dalle auto e collegandole tutte al camion, riescono a farlo ripartire e a fargli superare il ponte. I prossimi ponticelli sono preoccupanti e l'autista prima di affrontarli scende dall'auto e saltella sul ponte..... ricordate l'Armata Brancaleone? "Abbiate fede nello cavalcone! Isso è forte!".
Tra l'altro i corsi d'acqua da superare sono maleodoranti e inquinati scarichi delle miniere |
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La civiltà! Questa un tempo era una foresta meravigliosa |
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La strada da Colorado termina sul Rio Imambari, a Puerto Carlos, surreale insediamento sul greto del fiume... |
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dove ci imbarchiamo di nuovo... |
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affidati a un barcaiolo dall'aria patibolare, ma la barca è dotata di estintore e di cassetta del pronto soccorso! |
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Un ultimo sguardo nostalgico alla ridente cittadina... |
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... e giungiamo nella metropoli sull'altro lato del fiume. L'Imambari, come gli altri fiumi qui intorno è inquinatissimo, grazie ai cercatori d'oro che riversano fanghi al mercurio |
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Qui ingenuamente approfittiamo di una toilette a pagamento: un costosissimo cesso lurido e maleodorante. |
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un altro taxi ci porterà a Santa Rosa e poi a Puerto Maldonado da dove, in aereo torneremo a Lima.
L'autista guida sorreggendo con la mano un tablet che altrimenti rovinerebbe sul pavimento ad ogni buca, e di buche ce ne sono molte.
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Clicca sulla foto per vederla ingranditaRaggiunta la strada asfaltata a Santa Rosa costeggiamo i ridenti insediamenti dei cavatori d'oro, spaventosi centri di criminalità, prostituzione e sfruttamento.
Questo posto potrebbe chiamarsi Alto Libertad, ma non sono sicuro: era in atto una incursione dell'esercito che interviene periodicamente per arrestare i pregiudicati e distruggere le miniere illegali, con tanto di elicotteri e mezzi blindati.... il giorno dopo tutto ricomincia come prima.
Pare che un minatore arrivi a estrarre a oro fino a un valore di oltre 2000 soles al mese, come lo stipendio di un ingegnere (dieci volte di più di un contadino della sierra). Spesso però sono sfruttati dai capoccia, proprietari della attrezzatura.
Non ho fatto altre foto per evitare di essere aggredito dall'esercito o dai paesani a scelta. |