Lungo trasferimento in pulmino, in compagnia di un gruppo di ragazzi Italiani, molto carini ed educati, da Nazca ad Arequipa,
dove arriviamo in serata. Ci tratteniamo ad Arequipa per due giorni e, oltre alla visita ai luoghi storici della città,
incappiamo nei festeggiamenti per l'anniversario della fondazione spagnola della città (15 agosto 1540)
Un vero spettacolo di colori e di gente!

 

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Prima di entrare nell'abitato di Nazca ci fermiamo per guardare da un belvedere alcune delle famose linee.

Come sempre ci sono cose famose che, quando viste dal vero, superano le aspettative. In altri casi si va incontro a una delusione.

 

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Nel caso delle famose linee di Nazca non mi aspettavo nulla di interessante e la aspettativa è stata confermata in pieno. Solchi per terra, neanche tanto grandi, privi di valore estetico.
Non capisco la fama di queste linee.

(sorvolo pietosamente sulle chiacchiere esoteriche misticheggianti e su alieni vari)

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Poco fuori di Nazca alloggiamo nell' Hotel Majoro, un albergo ricavato da un'antica dimora signorile di campagna risalente alla fine del '500, successivamente trasformata in convento e poi passata ai privati.
Posto spettacoloso dove veniamo alloggiati in una stanza sontuosa con mobili e specchi antichi. Peccato che il gabinetto non funzionava e rigurgitava con rumori raccapriccianti e quindi, dopo aver tentato invano di sturarlo, ci hanno trasferito in una stanzetta adeguata a noi!

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Nel giardino dell'albergo animali vari brucano l'erba (forse servono per rasare il prato).

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Al mattino presto visita a Cahuachi, sito archeologico della civiltà Nazca che si raggiunge percorrendo circa 25 km di strada sterrata in ambiente squallido.

 

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Abbastanza poco interessante, quattro sassi oltre a una piramide e ai perimetri ricostruiti di edifici sacri.

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Questa sembra una piantagione di fichi d'india. In realtà è un allevamento di cocciniglie che formano la patina biancastra visibile sulle pale dei fichi d'india. Le bestiacce servono per la produzione del colorante rosso cocciniglia, molto usato sia per i tessuti che per bevande (ad esempio il Campari o il liquore alkermes).
Il Perù è uno dei maggiori esportatori di cocciniglia per tinture.
E pensare che io mi affanno a combattere quelle che crescono sui limoni del mio terrazzo!

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Procedendo verso la costa costeggiamo la celebre faglia di Nazca.

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Questa è la zona dove la placca oceanica di Nazca collide con la placca del Sud America e scivola al di sotto di questa (Faglia di subduzione). Questo fenomeno è responsabile del sollevamento della catena delle Ande oltre che dei terremoti e del vulcanesimo tipici di questa regione. Le persone che si vedono nella foto si trovano sulla placca Sud Americana, mentre il lato opposto della scarpata appartiene alla placca di Nazca. La cosa mi sembra emozionante.

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La zona di Chaviña è nota per la produzione di olive e di olio. Ci compriamo un po' di olive, non male.

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Le scale per lavorare nell'uliveto sono fatte di bambù

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Il deserto si confonde con la spiaggia. Pensa quante file di ombrelloni si potrebbero mettere!

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Siamo nelle vicinanze di Puerto Inca, porto commerciale e peschereccio degli Inca. Pare che da qui partissero i corrieri che, a piedi, portavano il pesce fresco per il pranzo del sovrano. Si dice con sicumera che, partendo in nottata, arrivassero in tempo per il pranzo a Cuzco. Anche se il pesce fosse stato per cena la cosa mi sembra improbabile: sono oltre 500 km in linea d'aria, trascurando gli zig zag e i quasi 4000 m di dislivello. Ricordiamoci che il record mondiale sui 100 m piani corrisponde a circa 36 km/ora. Penso che il sovrano mangiasse pesce non proprio freschissimo (forse amava il baccalà)!

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Chala, località balneare e peschereccia.

Qui mangiamo un ottimo cheviche, pesce crudo macerato nel limone. condito con cipolle e salsina piccante di peperoncino.

Un bagnante sguazza tra le onde

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Mentre uno più attempato si asciuga al sole.
E' un Gallinazo cabecirojo (Cathartes aura), il più comune degli avvoltoi, con quasi 2 metri di apertura alare

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Lottizzazione alle porte della località balneare. Solito sistema: occupi un terreno, fai baracchetta di canne, rivesti di legno, sostituisci con muratura e il palazzo è fatto.

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Viaggiamo verso sud e verso Arequipa

La strada dapprima corre bassa sul mare, Poi sale. Per fortuna si è fatta sera e quindi abbiamo visto poco, perchè la strada era davvero da brividi, stretta, a picco sul mare, franosa e senza protezioni.

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Arequipa, la casa del Moral, una dimora nobiliare risalente al '700. Si chiama così per un grande albero di gelso da more che si trova in un cortile interno

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Un personaggio un po' equivoco

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il cortile

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Una scultura non proprio perenne come il bronzo

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Il Misti, un vulcano di oltre 5800 m, domina il panorama di Arequipa

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Girando per il centro incontriamo bande di ragazzini in divisa scolastica...

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... accompagnati dalle relative maestre. Intuiamo subito che c'è qualcosa di particolare in giro

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Nel primo pomeriggio i marciapiedi e le logge del centro si affollano di gente in attesa di qualcosa.

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Numerosi militari tirati a lucido

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Anche la signora si rivolge al lustrascarpe per essere all'altezza.

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Chiediamo informazioni e scopriamo che ricorre l'anniversario della fondazione spagnola di Arequipa, nel 1540.
Alle manifestazioni parteciperà anche il Presidente della Repubblica e questo spiega i militari tirati a lucido.

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Nel pomeriggio di oggi ci sarà una sfilata, El Corso. L'aspettativa è grande...

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.... e i venditori di dolciumi ne approfittano. Zucchero filato

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.... e lecca lecca coloratissimi

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Inizia la sfilata, accompagnata da musicanti, Noi siamo in mezzo alla strada, i muri di gente ai lati ci impediscono di uscirne, se stiamo fermi il pubblico protesta perchè togliamo la visuale e quindi non ci resta che sfilare e far parte dello spettacolo.

 

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la musica accompagna signore in costume che procedono a passo di danza

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Sfilano campagnoli con i loro animali

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Una coppia di tori tira un aratro su rotelle. A quanto ho capito qui non si usa castrare i tori e gli animali da lavoro non sono buoi ma tori integri.

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I conduttori dei tori individuano la straniera e la trascinano davanti al giogo per una foto ricordo. Paola è ovviamente riottosa: con due tori non si sa mai!

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Rappresentanti delle lattaie

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Altra lattaia montata

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La signora con cagnolino è un'intrusa

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Questa signora in giallo è molto fiera del suo ruolo

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Orchestrina ambulante

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Tra sventolio di gonne la sfilata procede

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Una parte della sfilata è proprio carnevalesca

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Questo diavolo ci assale e ci cosparge di coriandoli. Non usano coriandoli di carta ma di stoffa. Ci vorrà tempo per sgrullarceli da dosso.

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Una maschera originale che rappresenta il doppio premio Nobel Linus Pauling ci lascia un po' stupiti.

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Lo stupore aumenta di fronte a Lord Kelvin, William Thomson, padre della termodinamica.

Scopriamo dopo che ci sono due college privati intitolati a questi due scienziati. La loro rappresentanza sfila nel Corso abbigliata così.

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L'allegria è dominante

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Un trattore rimorchia un carro allegorico con signora all'arcolaio oltre a piante ed animali della sierra.

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Stanchi di sfilare e storditi dalla confusione sgusciamo fuori dalla folla e andiamo a visitare la chiesa della Compagnia (I Gesuiti).

Facciata sovraccarica e interni laminati in oro, pacchiani.

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Meglio il cortile, dove vendono (non i Gesuiti) un gelato di formaggio, che in realtà è di latte.

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Una santa Cecilia un po' melensa

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Cristo rasta con gonnellone.

Da noi c'era il Braghettone, il pittore che su incarico di Papa Pio IV coprì con pitture di panni o mutande (braghette) i genitali e le tette dipinti da Michelangelo nella Cappella Sistina.

In Perù gonnelloni di stoffa o dipinti di trine e merletti coprono i Cristi dalla cintola in giù

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Per avere un'idea delle dorature dell'interno e della pacchianeria

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Pubblicità del miracoloso vino di fico

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bellissimo batacchio a forma di zoccolo di cavallo

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o di soldatino

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chissà che cosa sta guardando

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La cupola della cappella di Sant'Ignazio con immagini di frutti e animali tropicali. Angioletti seminudi con ornamenti di penne uso pellerossa,

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Oltre che il Misti altre due grandi montagne, il Pikchu Pikchu e il Chachani, dominano lo skyline di Arequipa

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Visitiamo il convento di Santa Catalina.

Il convento fu fondato nel 1579 e successivamente ampliato fino a raggiungere una superficie di 20.000 mq.

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"silenzio" fa pensare ad un luogo di raccoglimento e di preghiera, dove regnava una vita di semplicità e di povertà monastica.

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Questo è l'ingresso dell'attuale gabinetto per uomini

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Il convento è un'alternarsi di piazzette

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chiostri in pietra

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chiostri colorati

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con le pareti affrescate

Per accedere al convento l'aspirante suora doveva portare una dote che corrisponde a circa 150.000 dollari attuali, oltre ad arredi, quadri etc. Si arrivò ad accumulare una ricchezza scandalosa che, nella seconda metà dell'800 indusse Pio IX a intervenire, riformando il convento e soprattutto acchiappandosi i beni!

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Alla vita monastica accedevano in realtà le figlie di famiglie ricche e potenti, secondo l'antica usanza per cui il figlio maschio primogenito ereditava tutti i beni ed era destinato ad essere il nuovo capo-famiglia. Un figlio maschio era destinato alla carriera militare ed uno a quella ecclesiastica o, se femmina, al monastero.

In tal modo si garantiva alla famiglia di avere un piede saldo nei tre poteri, economico, militare ed ecclesiastico.

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Letto mortuario per badessa (in primo piano) e letto per suora comune (in secondo piano).

Come evidente in questa comunità vigeva l'eguaglianza più completa tra le consorelle.

Visitare questo convento e leggerne la storia mi ha fatto venire in mente il capitolo sulla Monaca di Monza nei Promessi Sposi

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Nelle lunette di portici dei chiostri affreschi raffiguranti scene edificanti cui le novizie e le suore si sarebbero dovute ispirare.

Qui la morte, con una rete, trascina l'anima. L'amor divino con un coltello taglia le corde e la morte rimane con un palmo di naso.

Sullo sfondo un diavoletto insegue l'anima

 

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Qui l'anima è combattuta tra amor divino e amore umano che se la contendono.

L'amor divino dal cielo guida l'anima pellegrina con un faro e con una corda come guida

 

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Qui l'amor divino copre con le mani gli occhi dell'anima, perchè non guardi una donna vanitosa.

L'amor divino con uno specchio in mano accoglie il cuore che l'anima inginocchiata le offre con la mano destra, mentre respinge con la sinistra una tavola imbandita di ricchezze.

 

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Un filtro per la potabilizzazione dell'acqua in pietra vulcanica

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Nel 1871, su iniziativa del papa Pio IX, il convento fu riformato, sequestrando molti dei beni, liberando le serve e schiave, e obbligando ad una vita monastica regolare, con preghiere in comune, dormitori e pasti in refettorio.

Quasto portò naturalmente ad una notevole disaffezione da parte delle famiglie abbienti.

Sembra di girare per le stradine di una città spagnola

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bellissima macchina da cucire

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Ogni suora aveva a disposizione un appartamento di dimensioni diverse e seconda del censo e della nobiltà. In ogni caso si prevedeva una stanza per la suora, una o più per le sue serve/schiave, cucina, salotto e spesso cappella privata..

Alcune avevano anche un giardinetto e, in un caso, un allevamento privato di porcellini d'india (cuì) a scopo alimentare.

La carne del cuì è ottima!

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Stanza per lezioni di musica: un leggio e una lavagna pentagrammata pronta per il gesso

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All'interno c'è un ristorante, ora chiuso. Le voci del menù sono in linea con lo spirito del luogo

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Il lavatoio. Un condotto inclinato scorre tra vasche di terracotta ricavate da orci: più grandi a destra e più piccole a sinistra

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Su ambedue i lati il condotto ha dei fori, posti al di sopra del livello dell'acqua.
Bloccando il flusso nel condotto centrale il livello dell'acqua sale, raggiunge il livello del foro più vicino e l'acqua viene deviata verso una o l'altra delle vasche

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Le sorelle si dilettavano di musica, qui utilizzando uno strumento di costruzione inglese

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Una lavapanni a manovella

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Ritratto di una terribile badessa. Sicuramente rendeva la vita impossibile alle sue sottoposte.

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La poltrona porta vaso da notte (da noi si chiamava la sedia comoda)

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Piazza con fontana. Qui si teneva una volta ogni anno un mercatino del baratto, per uso interno delle suore.

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Collezione di vasi da notte (anche le suore facevano la pipì)

Quella in basso a destra è una "padella" con istruzioni per l'uso scritte all'interno

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Stanchi di vasi da notte e di santità andiamo a visitare il mercato di San Camillo, interessante e bello come tutti i mercati

In questo mercato si vendono patate di tutti i tipi, forme, dimensioni e colori.
Pare che ci siano almeno 370 varietà di patate autoctone del Peru.
Al mercato di Lima mangeremo patatine fritte blu.

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Variopinta bancarella di frutta. Qui si trovano frutti, tropicali o meno, in gran numero. Molti sono per me sconosciuti. Ne abbiamo assaggiati molti. Ci sono anche moltissime fragole.

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Aguaymanto (Physalis peruviana). Affine all'alchechengi che è coltivato a scopo soprattutto ornamentale anche in Italia.

Tolto l'involucro membranoso si estrae una specie di ciliegia rosso-arancio.

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Già in altri posti abbiamo trovato una particolare attenzione ai prodotti afrodisiaci. Uno dei più gettonati è il "jugo de rana", succo di rana, che si ottiene frullando una rana spellata con altri ingredienti.

Importante additivo è la radice di maca, una specie di ravanello prodotto da una pianta andina (Lepidium meyenii, una crucifera), cui si attribuiscono straordinarie proprietà afrodisiache.

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Persone informate mi avevano avvisato che spesso venditori poco seri usano rane conservate. Quindi ho chiesto al venditore di farmi vedere la rana e mi sono trovato in mano questo grazioso animaletto. Si tratta di una rana acquatica tipica dei laghi andini. (Telmatobius).

Impietosito non ho ordinato la bevanda (non la avrei bevuta comunque)

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Rivendita di mais nero e di patate secche (chuño)

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Simpatico terzetto di spazzine che coccolano un gattino. Cappello e scopa fanno pensare alle streghe delle favole, ma quelle hanno i gatti neri.

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Cartellone pubblicitario seducente

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sembra impossibile ma è una torta esposta nella vetrina di una pasticceria.