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Al mattino colazione nel Cairwan Hotel di Karak (ci avevano proposto anche la cena ma prudentemente abbiamo optato per un ristorante in centro). Ci viene servita in una sala al seminterrato con le pareti scrostate e piene di crepe, che ancora mostra gli addobbi di qualche festa, forse di matrimonio. Un uovo sodo, acqua calda e bustine di caffè e il solito pane arabo con formaggino.

Questo è il salotto dell'Hotel, con arredi strepitosi.

Cerco di pagare con carta di credito (c'è un cartello con scritto Visa wellcome), ma il volenteroso addetto, che ci ha "servito" anche la colazione, non è capace di usare la macchinetta delle carte di credito, telefona a qualche suo amico per soccorso, ma alla fine pago (poco) in contanti.

 

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In partenza cerchiamo il distributore di benzina, giriamo a lungo per Karak ma non riusciamo a trovarlo, grazie anche ai consigli in arabo dei passanti.

Dopo qualche decina di km troviamo in un paese un distributore aperto (oggi è venerdi e molti sono chiusi).

Nella foto il bar annesso al distributore.

 

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Verso sud attraversiamo una serie di paesi  sporchi  e  squallidi, dove i sacchetti di plastica sono la nota dominante del paesaggio.

Poi la strada attraversa un ambiente desertico, uno sbarramento crea un lago intorno al quale i beduini portano le greggi.

Sembra deserto, ma quando mi fermo per la foto arrivano in un istante tre ragazzini.

 

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Una trentina di km a sud di Tafila deviamo per visitare la riserva di Dana. Dopo qualche incertezza decidiamo di andare al Rummana Camp, prima di visitare il villaggio di Dana. La scelta si rivela ottima. Pochi km di strada, prima sterrata ma buona e poi stretta ma asfaltata, ci porta al centro visitatori. Lungo la strada molte famiglie fanno pic nic sotto gli alberi (giorno festivo).

 

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Il Rummana camp.

Al centro visitatori  paghiamo l'ingresso, comprensivo di navetta che ci porta al campo tendato.  Tutti sono gentilissimi.  Al campo ci accoglie un responsabile dall'aria molto semplice, ma che che parla inglese ed è simpatico.  Quando diciamo che vogliamo fare un giro a piedi ci sfotte un po' per l'età'.  

 

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Poi si convince che siamo in grado di camminare e ci spiega l'itinerario di un giro intorno al campo  di circa 2 ore.  

 

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Il giro è bellissimo, non troppo caldo, in ambiente di bellissime rupi e forre,  pieno di fiori. vediamo un' upupa impertinente e un bel volo di cinque grandi grifoni.  

 

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L'erosione trasforma le rocce in pelle di elefante grinzoso.

 

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Un grande masso è coperto di incisioni con scritte e disegni, non so se antichi o moderni.

 

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Un fiore che sembra identico ai nostri Helianthemum, della famiglia del Cisto.

Potrebbe essere Helianthemum lippii

 

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Un sasso eroso in modo curioso

 

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Una parente della borragine, la Anchusa strigosa In Italia c'è una specie molto simile dello stesso genere, ma questa ha il fusto spinoso

 

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Un convolvolo (Convolvulus althaeoides) dai colori elegantissimi

 

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La zona che giriamo è un altopiano profondamente solcato ed eroso che sovrasta una profonda valle

 

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Profonde forre incidono le rocce

 

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Nelle forre sono evidenti strati di roccia di colore più scuro e più resistenti all'erosione

 

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La bocca di un drago emerge dalla roccia

 

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Psoralea, una parente dei piselli

 

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Merletti di roccia

 

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In questa stagione le riserva è verde e piena di fiori

 

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Rocce forate

 

e ricamate

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Nei punti più umidi e ombrosi crescono grandi ombrellifere simili al finocchio

 

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Curiose stratificazioni colorate

 

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Campanula sidoniensis

 

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Questa roccia sembra la testa di un mostro preistorico che si affaccia

 

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Altro mostro, forse un serpente gigantesco

 

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Queste sembrano affettate da un coltello

 

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Prasium majus, un parente della salvia

 

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Alkanna tinctoria

 

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Matthiola livida

 

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Rientrati dal giro il guardiano ci offre un ottimo caffe con cardamomo. Appassionato di natura, critica i giordani che definisce ignoranti di cose di natura e sporcaccioni. Conosce i nomi latini delle piante.  

 

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Un bel gruppo di seneci

 

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Helianthemum vescicarium

 

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Riprendiamo  il bus navetta. Mentre al mattino presto eravamo soltanto noi ora trasporta qualche gruppo di turisti.

Ripresa la macchina costeggiamo dei campi coltivati pieni di bei fiori di gladioli.

 

 

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Gladiolus atroviolaceus, credo.

 

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Tornati sulla strada principale deviamo per andare a vedere il villaggio di Dana, in bella posizione dominante sulla valle. Questo è il panorama dal paesino.

 

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Il villaggio è  malandato,  non ostante tentativi  di restauro e di lancio turistico ( ci sono alcune strutture ricettive).

Non è molto affollato, ma non si può dire che non ci sia un cane.

 

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Un abitante fa la spesa al supermercato

 

 

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mentre altri contemplano il panorama

 

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Poi verso sud  deviazione per il castello di Shobak. Deviazione avventurosa perche il castello non è segnalato. Alla fine lo vediamo in lontananza e saliamo in macchina per una strada stretta  e tortuosa. 

 

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I ruderi sono molto malandati, ma l'insieme è suggestivo

 

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Un cortile con una fontana e un pozzo

 

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Cunicoli tenebrosi

 

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Equilibri instabili

 

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I villaggi intorno sembrano costruiti con le pietre tolte al castello.

 

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La guida che ci ha catturato all'ingresso al castello. La visita è gratuita ma è previsto un obolo per la guida.

Credo che queste siano sue parenti. Lui dice di essere nato nel castello.

 

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Il castello sorge sul cocuzzolo di un colle che domina la strada

 

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La strada, sotto al castello, percorre una valle sovrastata da un monte con una bella stratificazione regolare