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Dopo il giro in Amazzonia rientriamo in aereo a Quito.
Un bel tramonto durante il trasferimento dall'aeroporto alla città. |
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Questo è il primo tratto del viaggio in auto che ci porterà fino a Guayaquil
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La Victoria, piccolo centro produttore di ceramica.
Il personaggio del monumento non sta spremendo l'uva con i piedi ma impasta l'argilla che poi quello in giallo lavora al tornio. La signorina in secondo piano dipinge le ceramiche |
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all'ingresso del paese incontriamo un grazioso bacherozzetto |
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La Victoria è anche il paese dei murales |
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ce ne sono ovunque |
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anche molto interessanti |
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alcuni sono più naive |
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e divertenti |
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elegantissima |
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La signora si rinfresca sui gradini del negozio |
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A Pujili una chiesa originale aperta a tutti i venti, molto gradevole per la sua semplicità |
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Sulla porta un bel rilievo credo ispirato alle tradizioni antiche |
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Anche il cortile del municipio ospita le opere dei ceramisti della zona |
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Siamo sulle montagne, fiori di patata in un campo |
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il proprietario del campo di patate, Don Julian, abita in questa capanna |
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dove, in condizioni spaventose, convive con i suoi porcellini d'india |
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Don Julian, pieno di denti, ci mostra i prodotti delle sue terre |
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La signora, figlia di Don Julian, tiene in braccio un fagotto, da cui provengono dei piagnucolii, scopriamo poi che è un bambino.
La cosa interessante è il fatto che, mentre Don Julian vive in condizioni spaventose in una baracca con i porcellini d'india, i suoi figli e nipoti vengono a trovarlo viaggiando in auto o con motociclette nuovissime |
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La campagna intorno è ricca e ridente, con belle casette confortevoli, ben diverse dalla capanna che abbiamo visto. |
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signora pensosa |
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Zumbahua ha un mercato interessante e pieno di vita |
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che si svolge nella piazza principale del paese |
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Il sapote è un frutto molto diffuso e presente in tutti i mercati.
Non ci ha entusiasmato |
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La strada sale in direzione della laguna Quilotoa, tra campi coltivati a lupini |
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attraversiamo una regione di grandi erosioni |
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che creano dei profondi cañon |
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Un gruppo di turisti in moto con cagnetto motociclista che aspetta di inforcare la sua BMW |
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Arriviamo alla laguna Quilotoa, un lago che riempie il cratere di un vulcano. Il lago si è originato in seguito ad una eruzione catastrofica di tipo pliniano di circa 800 anni or sono. Il vulcano è ora calmo, ma nel lago si sono alcune fumarole e sorgenti calde.
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Il lago visto dall' alto è molto bello, non ostante il cielo coperto. |
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Dal bordo del cratere scendiamo a piedi alla riva del lago, discesa ripida e noiosa di circa 400m di dislivelllo.
Suggestivo il lago con le nuvole che si addensano |
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e che presto inghiottiranno i canoisti.
Durante la risalita al bordo del cratere si mette a piovere sempre più forte, arriviamo bagnati fino alle mutande.
Doccia calda e relax poi, mentre siamo in mutande, arriva il terremoto, terrorizzante, trema tutto e molto a lungo.
l primo pensiero, quando tutto ha cominciato a oscillare, è stato. "Si è svegliato il vulcano!"
Vestiti in fretta portiamo i bagagli in auto e poi, visto che non è crollato nulla, andiamo a cena.
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Veniamo a sapere che il terremoto, fortissimo, ha avuto epicentro in mare al largo di Esmeralda, quasi al confine con la Colombia. Nella notte altra scossa ma non forte come la prima. Nei giorni successivi capiremo che il terremoto ha avuto effetti spaventosi nei paesi vicini alla costa, con intere cittadine completamente distrutte e moltissime vittime.
Questo è il nostro alloggio e ristorante, Princesa Toa, molto confortevole , gestito dalla comunità degli abitanti della zona.
Princesa Toa è la ragazza amata dal condor secondo la leggenda narrata nelle immagini che seguono (In realtà è un personaggio storico: una principessa del popolo preincaico dei Quito, che sposò un principe del popolo Puruha unificando i due regni) |
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Nell'albergo ci sono questi deliziosi dipinti che raccontano la leggenda della Princesa Toa
Quando Pachakamak creò l’universo fece le piante, gli animali e la gente, mancava soltanto un messaggero che portasse le informazioni dagli spiriti agli uomini.
Allora Pachakamak e Pachamama convocarono I poteri per creare il sacro messaggero: il padre Sole, la Madre Luna, I venti, le stelle, il tuono aiutarono con la loro energia. Papa Cotopaxi e Mamma Tungurahua (due grandi vulcani) riempirono il cielo di lava e di cenere e apparì un uovo e dal cielo venne il figlio più atteso, il Condor.
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Il condor si sentiva solo e un giorno pensò che tutti avevano un compagno, anche gli uccelli e le farfalle.
Quindi decise di cercarsi una morosa. |
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Allora volò sopra I campi di Quilotoa dove i pastori pascolavano I loro lama e le pecore.
Lì vide una bella ragazza che pascolava I suoi animali e subito se ne innamorò. |
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Prima di avvicinarsi rubò il poncho a un pastore che dormiva. |
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Poi il condor volò dove stava la ragazza, indossando il poncho rosso, le piume del collo sembravano una sciarpa bianca e le penne delle zampe sembravano pantaloni. La ragazza pensò che era proprio un bel giovanotto.
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Fatta amicizia, la ragazza cominciò a lamentarsi che, essendo figlia unica, doveva sempre occuparsi degli animali e a forza di camminare le facevano male I piedi.
Se trovassi qualcuno da sposare lo farei subito, disse. Sentite queste parole il condor si offrì di aiutarla a portare le pecore al pascolo. |
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Lui la porta in volo.
All'inizio ha un po' paura, ma presto rimane affascinata dai luoghi su cui passa, il lago Quilotoa, i picchi dell'Ilinizas, il Chimborazo e i sacri vulcani Cotopaxi e Tungurahua.
Mi pare che il condor stia diventando sempre più brutto.
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Alla fine lui la porta su una delle altissime cime sulle ande, dove dimora. La becca amorevolmente e, per ogni beccata, alla ragazza spuntano le piume.
Ormai lei si è trasformata completamente in un uccello, una condor.
Pachakama e Pachamama sono contenti perché ora c'è una maggiore connessione con la gente della Terra per mandare e ricevere messaggi. |
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al mattino tempo minaccioso che peggiora rapidamente.
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Quindi scendiamo a valle. |
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Visitiamo un paesino,Tigua dove lavora l'autore dei dipinti sulla leggenda della Princesa Toa. Visitiamo le botteghe di pittori che dipingono quadri naive su vari episodi storici o leggendari:
La favola dell'Arca di Noe |
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Un funerale con suonatori, parenti (o prefiche?) che piangono e l'anima del defunto che si invola |
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Un episodio ispirato probabilmente alle rivolte dei contadini della sierra intorno al 1990: i cattivi militari precipitano nelle acque turbinose del fiume per la provvidenziale rottura del ponte |
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Fuori della bottega due lama appena nati. |
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Ci fermiamo per curiosare nel bel mercato di Pujili.
Piove e le signore proteggono i loro cappelli con buste di plastica
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Riuscirà a non strozzarsi? |
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esposizione di una bottega di un farmacista...
non oso pensare che cosa si debba fare con quel liquido rossastro in cui stanno in infusione questi reperti orribili |
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Sembrano pagnotte di pane casareccio, ma sono pani di panela, zucchero di canna grezzo |
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In attesa che le frittelle siano pronte |
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Il mulino |
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Il pranzo è servito |
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Come in tutti i mercati di questi paesi una sezione è dedicata alla ristorazione: si mangia in modo spartano e in compagnia, ma le vivande sono buone e molto economiche |
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mi sarei anche comprato una testa di maiale, così bella lucida, ma poi che farne? |
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Dario, impagabile amico, guida e autista, in conversazione con una venditrice di ponchos.
Paola si comprerà un mini poncho da regalare al nipotino. |
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Monumento alla produttrice d sciroppo di agave |
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Passeggiando per Latacunga sentiamo il suono di una banda che si avvicina, credevo che fosse una festa invece accompagnavano un funerale |
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Lì vicino una venditrice di falsi coni gelati: in realtà è un intruglio di zucchero lavorato con colorante e con chissà che altro.
Ce ne guardiamo bene!
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Le chiese sono abbastanza di cattivo gusto, di sera peggiorano grazie alle luminarie colorate in modo sgargiante |
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Centro di medicina alternativa, biomagnetismo e cartoleria!
La madre dei gonzi è sempre incinta anche in Ecuador
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Nel centro della cittadina diverse case vecchiotte e colorate |
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Il cortile di un bel palazzo espone una vecchia carrozza |
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Una strepitosa pasticceria |
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Con le torte illuminate dalle lampadine dell'albero di natale |
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Sulla piazza del mercato di Salasaca è in corso una partita a carte
(SS-HH è la abbreviazione di servicios higiénicos) |
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lo sguardo imperscrutabile della giocatrice... che fare? |
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gli amici la consigliano |
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credevo che la signora con il lussuoso cappello giallo festeggiasse qualcosa, invece è un segno di lutto |
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Un lavoro d'altri tempi: cardare la lana |
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Arriviamo a Banos, ai piedi del vulcano Tungurahua
Visita alla cattedrale interessante la facciata in pietra vulcanica scura, peccato i pinnacoli bianchi.
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meglio levare i pinnacoli |
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all'interno divertenti affreschi con miracoli della madonna, in molti casi relativi ad eruzioni del vicino vulcano Tungurahua.
In questo affresco il vulcano si scatena durante una processione. La madonna lo mette rapidamente a tacere |
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Qui vediamo come durante un terribile incendio un tizio attacca alla porta di casa un quadreto della madonna. Le fiamme divorano tutto ma non la sua casa. Se fossi stato il vicino di casa ne avrei dette quattro alla madonna |
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qui la madonna appare e salva il personaggio che sta precipitando nel fiume.... ma il cavallo? |
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altro salvataggio dall'eruzione del vulcano |
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Qui invece un'auto si schianta in fondo a un burrone, ma l'autista si salva per l'intervento miracoloso |
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Qui si vede un miracolo un po' discutibile: un incendio riduce in cenere la casa del signore coi baffi, ma risparmia soltanto un santino della madonna, |
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il chiostro della chiesa, con i suoi contrasti tra la lava nera e i muri intonacati |
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Questa è la cascata miracolosa di Banos |
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vista da vicino |
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se l'acqua le prendi da qui ha proprietà miracolose, se la prendi un po' più in su non serve a nulla.
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Comunque qui è gratis, ma puoi anche averla in bottigliette, a pagamento |
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Usciamo da Banos in direzione dell'Amazzonia per vedere una serie di cascate e poi affacciarci sulla pianura.
Poco fuori della città attraversiamo il ponte sul fiume Pastaza con vista sulla diga da cui sgorga l'acqua con una potenza impressionante |
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Ci fermiamo per vedere le cascate del Pailon del Diablo (il calderone del diavolo), con curioso monumento al colibrì che è attaccato al fiore mediante il becco evidentemente robustissimo |
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L'acqua entra in una spaccatura |
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circondata da bellissimi basalti colonnari neri |
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fino a cadere dopo una decina di metri in una marmitta ribollente....
siamo un po' delusi, tutto qui? |
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proseguiamo per un sentiero fino ad affacciarci sulla valle ammantata da foresta nebulare |
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e attraversata da un ponte sospeso |
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da cui si vedono alberi coperti di bromelie e si sente un rumore di scrosciare di acqua |
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ed ecco il vero spettacolo:
il sentiero scende con scalette ripide e scivolosissime |
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per passare sotto una cascata poderosa |
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un po' umido |
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sia guardando verso il basso... |
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... che verso l'alto lo spettacolo è notevole |
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torniamo all'asciutto per incontrare un bel giglio giallo |
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e una graziosa cavalletta |
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poi discendiamo la valle del fiume Pastaza fino ad affacciarci sulla pianura Amazzonica |
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Dove il Pastaza rallenta con i deriti che trasporta forma innumerevoli isolotti.
Il fiume raggiunto il Perù confluisce nel grande Maranon |
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Il punto panoramico è il parcheggio di un locale che prepara bibite a base di spemute di canna da zucchero, completamente deserto. Bicchieri, bottiglie piene, impianto musicale ma non c'è un'anima viva. |
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l'interruttore principale dell'impianto elettrico, progettato secondo le più recenti norme di sicurezza |
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Meglio rivolgersi alla madonna per la protezione contro gli infortuni.
Mi viene da pensare che il locale sia stato abbandonato perchè gli esercenti sono rimasti tutti fulminati! |
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poco lontano ci fermiamo a una bancarella che vende frutta dell'amazzonia:
cacao, zucche strane |
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Clicca sull'immagine per ingrandirlaI
nga edulis (o una specie affine), detta localmente guaba, ovviamente una parente del pisello e della carruba. Sono degli enormi baccelli, lunghi anche un metro, che contengono una polpa bianca dolciastra commestibile e dei grossi semi neri da sputare con soddisfazione. |
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Questi sono chonta, i frutti della palma Bactris gasipaes
Possono essere consumati freschi, anche se attorno al pericarpo sono spesso presenti cristalli di calcio ossalato e un inibitore della tripsina, che ne rendono difficile la digestione e probabilmente li rendono proibiti per chi ha i calcoli renali.
I frutti vengono più spesso bolliti per eliminare le sostanze di difficile digestione. Si prepara anche una bevanda alcolica facendo fermentare i frutti bolliti e zuccherati.
I germogli di questa palma e di altre specie simili si consumano freschi (palmito) |
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Il Manto della novia, altra cascata in mezzo ai basalti colonnari |
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con una teleferica si può raggiungere l'altro lato della valle |
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per ammirare la cascata da vicino |
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lungo la riva sbocciano bei fiori con le venature che sembrano vasi sanguigni |
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direi che è un parente della malva, genere Abutilon |
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belle calceolarie |
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altri fiori che non conosco |
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La tarabita |
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Le cascate doppie di Agoyan |
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è bellissimo il contrasto dei colori dell'acqua delle due cascate |
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Rientrati a Banos, Paola e Dario mangiano al mercato, caldo de gallina, pare buono ma io non avevo fame. |
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il tomate de arbol o tamarillo Cyphomandra betacea |
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è una specie di pomodoro un po' acidula |
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La strada passa alle pendici del Tungurahua, che però rimane sempre coperto dalle nuvole.
L'ultima eruzione è di poche settimane or sono |
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grandi colate erose dall'acqua |
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sempre con cielo coperto ci avviciniamo a Riobamba |
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Verso il tramonto il cielo si schiarisce per regalarci una visione del Chimborazo |
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Riobamba è una città bruttissima e caotica, ma il nostro albergo, fuori città, è ottimo.
Proprietà di un tedesco, espone in ingresso uno splendido tappeto andino.
Chiediamo alla signorina che ci ha accolto da dove venisse il tappeto.... "dalla Germania, senor!" |
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Dopo cena passeggiamo brevemente per Riobamba.
Le maggiori attrattive secondo me sono questo Comics Burger gestito da Spiderman |
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ma soprattutto questa fabbrica di dolciumi, dove un ragazzotto è intento a impastare e a filare |
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un intruglio a base di succhero con cui produce delle terribili caramelle gommose che si attaccano ai denti....
i dolci della nonna, speriamo che la nonna li facesse migliori! |
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Lasciata Riobamba senza rimpianti ci dirigiamo verso Sud, in una regione molto verde con belle coltivazioni, per raggiungere Cuenca ed infine Guayaquil |
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Poco a Sud di Riobamba visitiamo la Iglesia de Balbanera, la più antica e più bella chiesa dell'Ecuador, inaugurata nel 1534 |
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bellissimi angioletti, in particolare quello a sinistra con le ali che partono dalla testa: si vedono così anche in molti quadri rinascimentali |
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l'interno è spoglio e suggestivo, molto più delle orribili cattedrali ridondanti di cianfrusaglie e di ori (o dorature) che qui hanno tanto successo |
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davanti alla chiesa una bella vecchia pompa a mano per acqua (per bere te la devi sudare) |
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campagna meravigliosa, ben curata e fertilissima |
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Alausì, da qui parte la celebre ferrovia della "nariz del diablo", spacciata dalle guide come una esperienza indimenticabile e spettacolare. |
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La ferrovia esce dal paese tra case variopinte, molto turistiche |
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stile Portofino |
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In paese però una signora seria appare molto decisa e indaffarata |
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La linea ferroviaria è certamente una opera ardita che deve superare un pendio ripidissimo dove non esistono spazi per disegnare dei tornanti |
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Gli ingegneri hanno scelto un percorso a zig-zag, |
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dove il treno ad ogni zig riparte a marcia indietro dopo aver azionato uno scambio per percorrere uno zag |
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sotto di noi la stazione di Sibambe, dove ci fermeremo |
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La nariz del Diablo |
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I vagoni sono dei falsi antichi |
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Questo forse è arrivato a cavallo |
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Una Physalis simile all'alchechengi, il Tomatillo |
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Il suo fiore |
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Per chi non si fida del treno |
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in effetti tra uno zig e uno zag la vista è impressionante |
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complessivamente si tratta di una operazione per turisti, con ballerini che alla stazione di Sibambe si esibiscono in danze folkloristiche.
Unica cosa interessante è il piccolo museo di Sibambe che racconta la storia della costruzione della ferrovia e riporta antiche fiabe sui diavoli che abitavano la montagna. |
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Ad Alausi, sulla porta di un gabinetto per signori, la parola "caballeros" è stata tradotta alla lettera in tutti gli idiomi. Mi immagino le reazioni se nei nostri cessi pubblici comparisse la scritta "cavalieri"! (forse dovrebbero scrivere sui bagni per le signore "madamigelle"!) |
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In questa zona la campagna è meravigliosa |
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Questa è una regione di forte emigrazione. Gli emigrati che rientrano con un po' di soldi si costruiscono case secondo gli stili che hanno visto all'estero con risultati curiosi, non proprio congrui con l'ambiente circostante |
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le solite villette improbabili
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anche le chiese si sono adeguate allo stile pacchiano |
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Ingapirca, la principale area archeologica incaica dell'Ecuador |
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accanto ai resti della cttà vediamo le pittoresche trombette dello stramonio arboreo, la Brugmansia, qui lo chiamano Floripondio o Guanto, è una pianta tossica ma nei mercati gli erboristi vendono i fiori. |
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Qui si sovrappongono costruzioni pre-incaiche dei popoli Cañari a quelle dei conquistatori Inca.
Le mura Inca si distinguono facilmente per la perfezione del taglio dellle pietre |
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Chissà se è caduto nel pozzo dal tempo degli Inca? |
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Antichi mortai per macinare il mais |
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chissà che sono, secondo la guida oggetti sacri o qualcosa del genere |
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forse era un campo da baseball degli Inca |
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Il tempio del sole è l'edificio più importante
Mentre le mura della cinta esterna sono dei Cañari |
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quelle interne sono Incaiche |
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Le tipiche porte trapezioidali degli Inca |
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Qui si vede bene la maestria delle opere murarie Incaiche |
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Il tempio del sole |
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Arriviamo a Cuanca.
Il nostro albergo a Cuenca, la Morenica del Rosario.
Appena entrati abbiamo pensato di essere ospiti della famiglia Addams ma poi abbiamo apprezzato la vecchia casa nobiliare, piena di mobili antichi e di scalette che portano a torrette panoramiche.
Questa è la nostra camera, con cupe cortine e candele sul letto
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Il soggiorno |
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Dalla finestra della nostra camera ci si affaccia su un cortile con false finestre dipinte (e con tanto di piccioni) |
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Finte casette per uccelli e ragazze finte alla finestra finta |
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Il sotto lavandino è notevole |
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Cuenca è una città molto gradevole con belle case vecchie ma orribili chiese, che tra l'altro la sera sono piene di lampadine di tutti i colori.
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Signora frettolosa |
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Il mercato di Cuenca |
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Il chirimoyo, una delle tante varietà della Annona, un frutto delizioso, pieno di una polpa bianca sericea, molto dolce e profumata con semi neri |
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granadilla, una passiflora |
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ha una scorza dura e rigida, all'interno, circondati da uno strato cotonoso i semi nerastri immersi in una polpa dolcissima. L'aspetto è schifoso ma il sapore ottimo. |
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disperati levano le braccia al cielo |
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qui fanno dei buoni formaggi, simili al nostro primo sale. Non ho visto formaggi stagionati |
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Venditrice di erbe e fiori
Ci sono sia erbe commestibili che aromatiche che medicinali |
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Questi sembrano Licopodi, nella medicina tradizionale si usava come diuretico e lassativo, ma ha proprietà tossiche.
Un tempo la sua polvere, infiammabile, entrava nella composizione dei fuochi artificiali.
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anche piante allucinogene stupefacenti, come il cactus San Pedro, che contiene mescalina o il floripondo, che contiene scopolamina |
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una farmacia |
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e la farmacista con la faccia un po' da ranocchio |
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La pasticciera vende dolciumi e cioccolata di tutti i tipi |
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vendita di mais e di legumi cotti |
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ce ne sono di tutti i tipi |
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un intero reparto di mais cotto |
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Questo è il melloco Ullucus tuberosus (nome quechua ulluku) assomiglia alla mashua, Tropaeulum tuberosum, parente del nasturzio, alcuni dei tanti tuberi coltivati già dagli Inca |
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Rocoto, peperoni piccanti |
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altri tuberi, e a destra la Yuca |
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Una statuina sacra un po' leziosa, chissà se il bambinello aveva dei vestitini così eleganti |
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Paola fa scambio di ricette con la regina delle fritture |
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che però prepara anche minestre |
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e stufati dall'aria appetitosa |
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Cioccolatone artigianale |
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Il pastore ha appena portato il formaggio fresco |
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che la signora mette sotto sale |
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meravigliosi cavalli per bambini... mi sono affrettato a comprarne uno per mio nipote, ma per portarlo in aereo ho dovuto tagliargli il manico che poi verrà restaurato a casa |
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a spasso per Cuenca |
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con le sue belle case e strade tranquille |
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anche qui santoni indiali |
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In queste buche per le lettere ci devono mettere cose straordinarie!
non ne ho viste altre così blindate |
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La fabbrica di cappelli Barrancos
Qui si producono i famosi cappelli di Panama, che con Panama non hanno nulla a che vedere.
L'equivoco deriva dal fatto che il presidente Theodore Roosevelt quando si recava a vedere i lavori di costruzione del canale di Panama portava un cappello di questo tipo, come del resto facevano molti dei lavoratori, per proteggersi dal sole rovente.
Immortalato in molte fotografie sulla testa di Roosevelt il cappello divenne celebre come cappello di Panama. |
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La fabbrica-negozio Barrancos ha anche un piccolo museo del cappello.
Questo è un mulino a mano usato per polverizzare lo zolfo usato per sbiancare del fibre di palma
In realtà questi cappelli, fatti fibre ricavate dalle foglie di una particolare palma intrecciate a mano, sono prodotti tipici dell'Ecuador ed hanno un'origine antichissima.
Le qualità migliori vengono prodotte nella cittadina di Montecristi e a Cuenca |
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Le forme e i vecchi ferri da stiro a carbone, usati per mettere in forma i cappelli |
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un cappello in lavorazione |
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Il prodotto quasi finito: la fabbrica acquista i semi-lavorati da artigiani indipendenti |
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e poi li rifinisce, li sbianca o li colora, li mette in forma |
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e li vende |
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una stanza della fabbrica, piena di cappelli semi-lavorati |
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Il cappello viene battuto con un maglio per compattare l'intreccio e renderlo morbido e flessibile |
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la ricostruzione del laboratorio di un artigiano che intreccia i cappelli.... questi sembrano scalpi di capelloni! |
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Usciamo dal negozio di cappelli e andiamo ancora in giro per la città.
La bottega di un mago-cartomante-chiromante, con vendita di Amuleti e Talismani... Salute, Soldi, Amore e Fortuna garantiti.
Ma dove è la bottega? |
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E' annessa alla chiesa e si affaccia direttamente sul suo giardino recintato... preti e maghi fanno comunella
Chi era quello che cacciava i mercanti dal tempio? |
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Si incontrano portali di vecchie chiese |
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alcuni molto eleganti |
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A poca distanza da Cuenca, a Gualaceo, visitiamo un interessantissimo laboratorio di tessitura.
La ragazza prepara il filo dell'ordito per il telaio |
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Un grande arcolaio orizzontale, manovrato da una ruota da bicicletta |
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Nel cortile del laboratorio ci sono delle belle orchidee |
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La tintura dei filati viene fatta con coloranti naturali, qui delle noci per il colore nero |
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schiacciate in un mortaio rudimentale |
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sono come le nostre noci, ma con il guscio molto spesso, anche il sapore è lo stesso |
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La moglie del signor Ulloa, intenta a tingere il filo. Per la tintura usa degli orci di coccio |
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matasse appena tinte appese ad asciugare |
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Il Signor Jose Jimenez Ulloa, titolare del laboratorio, al telaio
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produce tra l'altro scialli (makana) |
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che Paola prova con soddisfazione |
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Per il giallo si usa questo baccello, mentre il rosso è cocciniglia |
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Per ottenere una tintura a righe di colore diverso i fili vengono legati strettamente nelle zone da non colorare con un filo impermeabile, in questo modo si impedisce la penetrazione del colorante |
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Fili legati in attesa del bagno colorante |
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ecco il risultato |
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altre orchidee nel cortile del laboratorio |
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Al paese di Gualaceo i cavi elettrici sono un po' preoccupanti |
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Visitiamo le serre di Ecuagenera, una straordinaria coltivazione di orchidee e altri fiori tropicali, che espone migliaia di specie diverse
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Un parente del nostro Arum |
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mini orchidea |
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orchidee di tutti i tipi |
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e ancora di più |
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Un arum un po' fallico |
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un'orchidea fatta a borsa |
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Dracula simia, sembra proprio la faccia di un babbuino |
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Nuvole drammatiche rientrando in città |
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Rientriamo in albergo.
Una delle chicche del nostro albergo a Cuenca è questo meraviglioso macinino per caffè.
Mi immagino quando i nostri nipoti mostreranno agli increduli eredi dei macinini elettrici di plastica stampata! |
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Il pezzo forte dell'hotel è però questo finto scialle dipinto sul muro! Indimenticabile.
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partiti verso Guayaquil, saliamo in montagna per attaversare il Parco Nazionale Cajas con centinaia di laghetti di origine glaciale.
Il paesaggio è simile a quello di molte nostre montagne |
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anche se al pascolo non ci sono le solite mucche svizzere
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Il cielo grigio, le rocce nere e l'erba giallastra creano un'atmosfera un po' triste |
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tanti laghetti |
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bei fiori |
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anche coloratissimi |
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La laguna Toreadora, a circa 4000 metri, fa abbastanza freddo |
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Questi sono alberi di Queñoa (o Keñua) . (Polylepis tarapacana), bellissimi per il colore e per le forme contorte. |
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c'e acqua da tutte le parti |
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Gentianella hirculus, una genziana romanista |
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Arrivati al valico, a oltre 4200 metri, sbuchiamo oltre la coltre di nuvole, ma sul versanto opposto, verso il mare, ci attende la nebbia |
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Le nuvole salgono rapidamente fino ad avvolgerci |
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nebbia e pioggia e molti smottamenti di fango sulla strada |
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poi la nebbia si apre e siamo nella foresta |
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sembra una schiarita |
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ma presto ricomincia a piovere |
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siamo in pianura, ormai verso Guayaquil, in una zona agricola
Questo venditore sfida il pericolo |
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e non è il solo |
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vendita di granchi vivi |
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tutto coltivato a canna da zucchero |
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banane |
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e cacao |
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A Guayaquil c'e anche il monumento alla scimmia |
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e quello all'Iguana |
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Il fiume enorme |
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Con un veliero scuola della marina Ecuadoriana |
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In un Giardinetto di Guayaquil passeggiano numerose iguane |
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Passano molto tempo sugli alberi per farsi ammirare e per fare la cacca sui malcapitati passanti |