Caratteri generali della vegetazione della Val d'Aveto

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Vegetazione e flora

La Liguria è tra le regioni Italiane quella che annovera il maggior numero si specie vegetali. All’interno della Regione certamente l’Appennino Ligure e la Val d’Aveto occupano una posizione privilegiata, grazie alle loro caratteristiche climatiche, geografiche e geologiche.

L'Appennino Ligure si può considerare una cerniera tra la regione fitogeografica medioeuropea e quella mediterranea, il cui confine corre proprio lungo la dorsale appenninica. Oltre a ciò questa catena montuosa rappresenta il raccordo tra le Alpi e l’Appennino Peninsulare. Questa particolare condizione rende possibile la presenza nella stessa area di specie botaniche caratteristiche dei diversi ambienti con cui l’Appennino Ligure confina. Si aggiungono a questa situazione favorevole il notevole gradiente altitudinale, che per la Val d’Aveto va dai circa 350 m della confluenza con il Trebbia fino ai circa 1800 del gruppo del Maggiorasca, e la vicinanza con il mare propria della parte più meridionale della valle che vede alcune delle cime che la circondano, come ad esempio il M. Ramaceto o lo stesso M. Aiona, affacciarsi direttamente sulle valli che giungono al mare.

Ulteriore motivo di interesse della flora della Val d’Aveto è la sua storia glaciale, ben visibile per la presenza di circhi  glaciali e morene, soprattutto evidente nei versanti dell’Aiona che si affacciano sulle Lame. In queste aree (pareti rocciose, cenge, vallette nivali) si ritrovano associazioni vegetali particolari, che determinano una grande ricchezza di specie, tra cui molte comuni ad analoghi ambienti alpini, qui rimaste in situazione relitta dopo il termine dell'ultima gla­ciazione. Citiamo Draba aizoides, Aquilegia alpina, Aster alpinum, Salix herbacea, Saxifraga paniculata, Soldanella alpina, Silene acaulis, Geranium argenteum,  Pulsatilla alpina, Ranunculus apenninus.

Non si deve infine trascurare il fenomeno geologico caratterizato dalla presenza di rilievi ofiolitici, con affioramenti di serpentini, che consentono lo sviluppo di una flora altamente specializzata (flora dei serpentini). I substrati serpentinosi costituiscono per le piante un ambiente del tutto particolare; laddove affiorano, in maniera più o meno estesa, hanno consentito la differenziazione di una flora assolutamente peculiare. Una serie di caratteri fisico - chimici sono alla base delle peculiarità di questi affioramenti e sono responsabili delle maggiori difficoltà d'insediamento e di selezione che le specie vegetali devono affrontare su tale substrato. Si osservano infatti suoli scarsamente evoluti, rocciosi e aridi, carenze di elementi nutritivi (calcio, fosforo, potassio), presenza di elementi tossici (nichel, cromo, cobalto, boro) e concentrazioni molto elevate di magnesio: questa situazione determina condizioni molto selettive che influenzano fortemente la flora.

Diverse specie non riescono a superare queste barriere ecologiche e non compaiono mai sui terreni serpentinosi. Altre vi conducono una vita stentata e mostrano presenze per lo più occasionali. Un certo numero di specie sopravvive a fronte di modificazioni morfo-fisiologiche. Di estremo interesse si rivelano, dunque, le aree di affioramento di complessi  ofiolitici, tanto per le specie endemiche che ospitano, quanto come aree di rifugio per numerose entità  floristiche salvaguardando diverse specie relitte, come ad esempio Daphne cneorum e Potentilla rupestris.

Motivo di interesse botanico è inoltre rappresentato dalla presenza di zone umide e di torbiere, che vanno dai casi estremamente particolari degli invasi della zona delle Agoraie, che ospitano una flora tipica, caratterizzata dalla presenza di specie come la carnivora Drosera rotundifolia,  ai più diffusi ambienti perennemente umidi (le Mogge o Moglie ), ben rappresentati nella zona del Maggiorasca, intorno al prato della Cipolla, o dell’Aiona, tra il passo della Spingarda, Prato Mollo e i pianori che precedono la vetta, con fiorituire di pennacchi (Eriophorum), calta (Caltha palustris), Parnassia palustris e Piguicola. Questi ambienti presentano anche un notevole interesse paleo-botanico, conservando tronchi fossili di abete bianco, ben visibili nel Lago degli Abeti o sotterrati nelle Moggie di Ertola, attualmente oggetto di una campagna di studi. (In base al censimento delle zone umide della Liguria, risulta che il maggior numero di zone di interesse si trova nei comuni dei Rezoaglio e di Santo Stefano. E’ da notare che i termini Mogge, Moglie, Moggetto e simili riportati sulle carte topografiche derivano da errata interpretazione dei nomi locali (Meuggie) che indicano proprio i terreni umidi (molli per la presenza di acqua, come Prato Mollo).

  Anche la storia recente gioca un ruolo non indifferente per l’interesse vegetazionale e in generale naturalistico della Val d’Aveto, che presenta una grande estensione di ambienti naturali, certamente influenzati dall’uomo, ma sempre  in un equilibrio che si è mantenuto per secoli e che contribuisce a costruire dei paesaggi di fascino particolare, con l’inserimento della geometria dei terrazzamenti che si estendono dal fondo valle fino al limite dei pendii più impervi, in un contesto boscoso, prativo di alta quota e roccioso, che non rappresenta certo la “wilderness” ma che disegna la storia di un commovente rapporto tra uomo e natura altrove scomparso.

Da un punto di vista altimetrico e vegetazionale nella Val d’Aveto dei comuni di Rezzoaglio e di Santo Stefano possiamo distinguere tre fasce principali. La fascia più alta, quella sub-alpina, al di sopra dei 1500 m, caratterizzata dai relitti glaciali cui abbiamo già accennato e principalmente coperta da praterie e brughiere a mirtillo, è limitata alle zone più alte dei gruppi del Maggiorasca, Penna ed Aiona. La sottostante fascia dei faggeti è quella prevalente, e forma estese coperture boschive che vanno dai 900 ai 1500 m. Procedendo verso quote più basse au­mentano le associazioni con aceri, frassini, e sorbi. Sono interessanti le stazioni di pino mugo autoctono, sul Monte Nero e sul Groppo Rosso. Purtroppo nu­merosi interventi di rimboschimento di pascoli abbandonati e aree soggette a dissesto, condotti senza seguire alcun criterio naturalistico,  hanno creato negli ultimi 80 anni numerosi boschi artificiali di conifere che hanno stravolto la fisionomia di ambienti preziosi quali quelli che circondano il lago delle Lame e la vicina zona del Lago degli Abeti.

La fascia dei querceti misti mesòfili (medioeuropea o submediterranea fresca) si estende fra i 600 e i 900 m. Le specie arboree dominanti sono i carpini, gli aceri, i frassini, i cerri, i sorbi, i noccioli, i maggiociondoli.

Tra i 500 e i 1000 m è si è sviluppata la  coltivazione del castagno, oggi  in regresso, ma tuttora molto diffusa, che ha rappresentato per secoli una delle basi della alimentazione delle popolazioni dell’Appennino Ligure, come di quello Toscano.

 

Le schede di specie vegetali che seguono non intendono avere alcun carattere di sistematicità, ma rappresentano soltanto degli  esempi di piante che un escursionista incontra durante delle passeggiate in Val d’Aveto.

Sarebbe di grande interesse che gli eventuali visitatori di questo sito, riconoscendo piante familiari, inviassero all’autore delle foto informazioni sul nome dialettale ligure della pianta e su eventuali usi e tradizioni popolari ad essa legati.

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